Perché Piccole Donne funziona: 184 anni fa nasceva Louisa May Alcott

29 Novembre 2016 | 2 commenti

Perché Piccole Donne funziona: 184 anni fa nasceva Louisa May Alcott

Google oggi mi accoglie con questo splendido Doodle, disegnato da Sophie Diao, che mi ha fatto salire un brividino: le riconoscete? Eh sì, sono le Piccole Donne, protagoniste di uno dei miei libri preferiti, la mia coperta di Linus che rileggo quando ho il blocco del lettore, o quando ho bisogno di conforto, oppure in alcuni momenti importanti della mia vita (come quando mi sono sposata. E lì Meg l’ho capita come non avevo mai potuto prima).

184 anni fa nasceva Louisa May Alcott, l’autrice di Piccole Donne e di tanti altri romanzi.
È un libro che non si manca mai di consigliare alle giovani lettrici. Peccato, che non lo si consigli anche ai giovani lettori.

Perché un libro che parla di fanciulle di quasi 150 anni fa continua a farsi leggere e a farsi spazio nel nostro immaginario? Insomma perché è diventato un classico?

Io di motivi ne ho trovati quattro, come le sorelle March

Ci sono quattro protagoniste e sono molto diverse tra loro

Meg, Jo, Beth ed Amy hanno i loro pregi e i loro difetti. Sono sorelle ma questo non impedisce loro di essere diverse, uniche. Questo permette una maggiore identificazione da parte delle lettrici che sicuramente troveranno la loro beniamina. Certo, è chiaro che l’autrice ci tiene soprattutto a raccontarci di Jo, ma ci sono diversi episodi in cui sono le altre sorelle ad occupare il centro della scena.
Sono tutt’altro che perfette. E su quanto le imperfezioni ci rendano amabili e credibili ne avevo già parlato.

Parla di cose comuni, piccole, domestiche

Su Il Post trovate un articolo che vi parla di The Bestseller Code: Anatomy of the Blockbuster Novel. In pratica un ricercatore si è messo lìa cercare la formula magica per scrivere un bestseller e… non l’ha trovata. Però alcune considerazioni interessanti le ha tirate fuori. Cito Il Post.

Tra questi temi sono preferibili quelli che hanno a che fare con la vita intima e i sentimenti delle persone, e che sono in grado di suscitare empatia: la vita domestica, i bambini, le nuove tecnologie, il matrimonio, la morte «e anche le tasse». Sul serio. «La scena di una colazione sarà sempre più efficace di un’altra con grotte o serpenti».

La prima riga di Piccole Donne la ricordo quasi a memoria (ci provo, dopo controllo).

“Natale non sarà Natale senza regali” brontolò Jo distesa sul tappeto davanti al caminetto.

In una decina di parole abbiamo tutto:

  • il personaggio: che brontola e passa il tempo distesa a terra
  • la condizione di partenza: un Natale senza regali, che scopriamo poche righe dopo, è conseguenza di una situazione di povertà;
  • un tappeto e un caminetto: lo sentite il tepore domestico?

Perché parla di crescita, di relazioni famigliari, di perdita

Insomma Piccole Donne parla non solo di un ambiente condiviso e condivisibile. Ma parla di cose meno tangibili ma altrettanto comuni: la perdita, le relazioni con mamma, papà, le sorelle, gli amici. Parla del diventare grandi e acquisire gli strumenti che ti permettono di affrontare il mondo.

Niente moralismo. Solo una storia

L’ultimo punto è più evidente se si confronta Piccole Donne con gli altri libri di Louisa May Alcott come Piccoli Uomini, I ragazzi di Jo, ecc. Che io ho trovato ATROCI.
Pieni di fiocchi, fiocchetti e blandizie ma soprattutto di un moralismo esasperato. Della serie “Ecco, vedi? Se fai così vieni premiato e se fai così no, cattivo, vieni punito.”
Non ho mai approfondito la vita dell’autrice ma la sensazione è che Piccole Donne sia semplicemente il racconto della sua adolescenza e gli altri siano il tentativo mal riuscito di crescere in autorevolezza e quindi di mostrare che non solo solo storielle tanto per intrattenersi, ma servono anche a qualcosa. Evidentemente all’epoca funzionava. Ma io non sto analizzando questo testo nel suo contesto storico, anzi, il punto è perché un testo funziona anche cent’anni dopo.
Dove per funzionare non intendo “Sì, ok, lo leggo perché mi obblighi e faccio finta che mi piaccia, ma sto sbuffando dentro” oppure “Lo leggo perché ha un’importanza storica, è Letteratura, ma ora tirate fuori l’ultimo di Camilleri.”
Una storia funziona quando sono io, lettore, a decidere come e se giudicare i personaggi e i fatti. Di cosa l’autore vuole che io pensi, non mi importa proprio niente.

Certo, come dicevamo prima quelli erano altri tempi, ma se Louisa May Alcott si fosse tenuta stretta un po’ dell’animo ribelle di Jo forse ci sarebbero altri personaggi a fare compagnia a Meg, Jo, Beth e Amy.
Ci accontentiamo di loro quattro, che mi sembra già tanto.

2 Commenti
  1. Athenae Noctua

    Condivido le tue impressioni, compreso il disgusto per ogni tentativo di seguito: ricordo l’entusiasmo con cui, dopo l’incanto di Piccole donne, intrapresi la lettura di Piccole donne crescono, dalla quale vennero solo delusioni e lacrime. Preferisco pensare che la storia si sia fermata al ritorno del signor March, all’affetto e alla familiarità che scaturiscono dalle pagine di quel capolavoro da gustare mille volte.

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    • Carlotta

      Mi ero persa il tuo commento. Mi rincuora che non sia stata un’impressione solo mia. 😀

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  1. Vi consiglio cinque blog: i Liebster Awards - Immersi nelle storie - […] Piccole donne di Louise Alcott: anche di questo avevo già parlato. […]
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