Nel 1944 in Massachusetts Fritz Heider e Marianne Simmel, due psicologi, sottopongono una trentina di studenti dello Smith College a un esperimento che, prima di andare avanti, propongo anche a voi.
Guardate il video e raccontatemi cosa vedete. Cosa succede?
Avete fatto? Bene, scommetto che in qualche modo ci avete visto dei personaggi, con una personalità, magari una storia, delle intenzioni. Personaggi che interagiscono, fanno cose che generano conseguenze e reazioni: insomma quasi tutti ci avete visto una storia.
Nell’esperimento del 1944 solo una persona ha risposto una cosa tipo ‘Sono forme geometriche che si muovono casualmente sulla schermo’.
E in un certo senso aveva ragione.
Sono effettivamente forme geometriche che si muovono sullo schermo in maniera più o meno casuale. Eppure tutti gli altri ci hanno visto una storia, anzi, tante storie, molto diverse tra loro.
Funzionava nel 1944 come oggi..
E quindi siamo tutti un po’ matti? Visionari? Ci dobbiamo far vedere da uno bravo?
Ma no, ci spiega Psychology Today, siamo semplicemente esseri umani, e gli umani hanno un vero e proprio istinto per il raccontare storie. Cerchiamo un senso sempre e ovunque, un ordine, un perché.
Le storie ci permettono di farlo: ci aiutano a capire gli altri, noi stessi e a trasmettere questa comprensione attraverso il tempo e lo spazio. Ci consentono di fare previsioni, di mettere ordine nel mondo che ci circonda, e di modificare il nostro comportamento in base alle intenzioni e alle motivazioni altrui. (Che poi è un altro aspetto della simulazione, in fondo)
Vi pare poco?
Mi scrivete nei commenti che cosa avete visto nel video?
A una prima visione, ho visto solo forme che si muovevano casualmente nello spazio. Ma ho voluto rivedere il video una seconda volta per capirne il senso (non potevano mica solo essere forme che eccetera), e ho interpretato quei movimenti come la storia di un abuso famigliare da parte di un marito e padre violento (il triangolo più grande).
Grazie! In effetti non sei l’unica ad averci visto questo. 🙂
Era da “Alla ricerca di Nemo” che non vedevo un film d’animazione così avvincente! 😉
AHAHAHAHAHAH. Però vedi che la gente si è appassionata?
Sono proprio un ingegnere nerd visto la risposta che ho dato su Facebook 😛
In realtà all’inizio ho provato a leggerci una storia, ma non riuscivo a dargli un senso logico, così ho scelto la via più comoda, con un pizzico di ironia 😀
Davide la tua risposta è stata molto interessante. Anche perché come vedi sei l’eccezione che ha confermato la regola. Poi c’è da tenere in considerazione che se è ci sono interpretazioni tanto diverse, può anche esserci nessuna interpretazione.
Grazie 🙂
Però ti confesso che da piccolo facevo il gioco della finestra accesa, mi affacciavo dalla mia e immaginavo le storie che si svolgevano dietro quella finestra accesa dall’altra parte della strada. Manco io sono immune ale storie 😛
Il triangolo grande entra in casa. Dopo un po’ arrivano un triangolo piccolo e un cerchio. Il triangolo grande si accorge della loro presenza ed esce dalla casa. Il triangolo piccolo gli corre incontro, forse lo saluta baciandolo. Il triangolo grande però reagisce con violenza e spinge via il triangolo piccolo. Il triangolo piccolo è disorientato, non aspettandosi questa reazione violenta rimane inerme mentre il triangolo grande lo colpisce ripetutamente. Il cerchio, forse una figura femminile per via della forma tonda, spaventato si rifugia dietro la porta e poi si chiude in casa.
Il triangolo grande si accorge di essere rimasto chiuso fuori ed entra di nuovo nella casa. Il triangolo piccolo ne approfitta per cercare di nascondersi. Intanto, nella casa il triangolo grande sembra minacciare il cerchio, forse le due figure hanno un confronto, sempre violento. Alla fine il cerchio riesce a scappare e c’è una specie di celebrazione, per la riuscita della fuga, tra il triangolo piccolo ed il cerchio. Le due figure sono arrivate insieme e vicine sulla scena, perciò si può immaginare un qualche legame affettivo tra loro.
Il triangolo grande esce fuori dalla casa ed inizia ad inseguire le altre due figure, che impaurite scappano facendo più volte il giro della casa. Alla fine, confuso, il triangolo grande rientra in casa per vedere se le due figure si sono nascoste al suo interno mentre le due figure fuggono definitivamente dalla scena. Rimasto solo, il triangolo grande, colmo di rabbia, distrugge prima la porta e poi la mura della casa.
Io vorrei aggiungere che, alle interpretazioni di “senso” attribuite con regime di causalità, da parte di un osservatore, si potrebbe anche ipotizzare che l’autore del video in oggetto abbia scelto
a sua volta “causalmente” le relative sequenze.
Ciò significa che, anche nel contesto della comunicazione senza un diretto interlocutore, il processo di causalità dell’attribuzione è possibile che sia bidirezionale.