L’intento di questo blog è fornire strumenti e risorse a chi vuole scrivere, soprattutto a chi vuole scrivere per raccontarsi e per raccontare quello che fa. L’idea era di dedicare un certo spazio a ‘come si fanno le storie’ e ‘come sono fatte quelle che funzionano’. Con questo post inauguro un altro spazio dedicato alla scrittura vera e propria, cioè alle parole, allo stile, alla lingua, alla costruzione del testo.
C’è una cosa che mi colpisce spesso dei testi che mi capita di leggere, sia manoscritti, sia sul web: si usano tantissime parole che non vogliono dire niente, che sono state messe lì solo perché ‘qualcosa bisogna scrivere’, per riempire spazio, o peggio ancora perché si scrive o scrivono tutti così.
Un esempio molto popolare è ‘leader di settore’, oppure ‘prodotto di qualità’, anche descrizioni come ‘colorato’ o ‘multiuso’, nelle fascette dei libri spunta spesso fuori l’espressione ‘libro potente’. Che vorrei capire cosa significa. Se te lo tiro addosso fa male? Mi stai dicendo che ha degli spigoli molto acuminati o che ha un sacco di pagine? Si potrebbero aggiungere anche ‘gustoso’ (salato? piccante? dolce?) e tante altre espressioni tanto generiche quanto inutili.
Non è che queste parole vadano bandite dal vocabolario, intendiamoci, ma o ciò che gli sta intorno è talmente esplicativo da dargli un senso, oppure vanno usate con cautela, magari preferendo espressioni un po’ più evocative e meno abusate.
Ad esempio, a cosa mi serve sapere che fai ‘prodotti di qualità’ se non mi spieghi a) che prodotti fai; b) cosa intendi per qualità. È una questione di materiali? Di provenienza? La qualità chi la stabilisce? C’è un bollino? Un certificato? Te lo dicono i tuoi clienti?
Altre parole che vogliono dire poco: diverso, unico, speciale.
Nella descrizione di un prodotto, ad esempio, bisogna essere precisi e usare parole che non siano equivocabili o sostituibili. Se devo presentare un ferro da stiro che oltre a stirare può essere usato come scalda-caffè, piastra per i capelli e vaporiera per cuocere i miei alimenti in maniera più sana, PRIMA scrivo tutte queste cose, POI se voglio posso aggiungere che sì, è ecologico, sano e multiuso. Perché se comincio la descrizione con ‘Ecologico, sano e multiuso’ può essere un po’ qualsiasi cosa: pure un rotolo di carta igienica (oh, chiedete a Mucciaccia).
Un altro esempio? ‘Sono il massimo esperto di editoria/cucina/informatica’. Sì ma ‘esperto’ cosa significa? Come puoi aiutarmi? Che ruolo svolgi? Quali sono le tue competenze? Ed esperto secondo quali parametri? Massimo in una classifica decisa da chi?
Se invece dico ‘ti insegno a cucinare piatti semplici, economici e veloci’ o meglio ancora ‘ti insegno a cucinare piatti che puoi preparare in mezz’ora appena tornata dal lavoro. E sono pure sani e buoni’ ti sto dicendo qualcosa di molto preciso e nel secondo caso ti sto anche restituendo un’immagine.
Ti ci vedi già: sei tornata a casa dopo una giornata di lavoro e ti togli la rottura di scatole di preparare la cena in mezz’ora. Tutti contenti e pieni di vitamine.
Ricordatevi che quando leggiamo tendiamo a ignorare le frasi fatte, i cliché, le espressioni troppo abusate. Cerchiamo di essere efficaci e di scegliere parole che accendano l’interesse del lettore, così da non essere dimenticati.
Certo per scegliere le parole bisogna anche conoscerle e conoscerne tante. Più colori abbiamo sulla nostra tavolozza meglio sapremo dipingere esattamente quello che vogliamo, con le sfumature che vogliamo.
Leggere narrativa, saggistica, poesia. Consultare il dizionario, anche quello dei sinonimi e contrari. Segnarsi le parole e le espressioni che ci colpiscono. Tutti ottimi modi per migliorare e aumentare il proprio ‘parco parole’.
Ne approfitto per consigliarvi una risorsa che adoro: è la newsletter di Una parola al giorno che appunto vi spedisce una parola al giorno con tanto di etimologia, cioè qual è la sua storia, contesto, esempi, ecc.
Prendetevi cinque minuti tutte le mattine da dedicare alla parola del giorno.
E arricchite di sfumature la vostra scrittura.
0 commenti