Quest’estate abbiamo tradito la nostra gelateria di fiducia per provarne un’altra di cui era uscito un articolo sul giornale.
La gelateria è molto bella ed elegante, i gusti hanno quei nomi raffinati tipo pistacchio di San Marino del Grugno o il Cacao di Puro Criollo di San Benedetto Ligure. Tradotto: tutto molto genuino e tutto locale o quasi. Il che è bello e giusto e, soprattutto, funziona.
Chiacchierando con la titolare mia suocera confessa che generalmente andiamo in una gelateria più vicina a casa nostra e che lì il gelato è molto buono. La titolare allora fa un errore: “Io quella menta lì, con quel colore, non la mangerei mai.”
Come dire: il loro gelato è una schifezza piena di coloranti e il nostro è meglio.
Peccato che a me abbia fatto tutta un’altra impressione:
“La tua scelta, caro cliente, è sbagliata”
E sì, perché se io, cliente, che sto spendendo i soldi da te, ti dico che generalmente faccio un tipo di scelta e tu la sminuisci in malomodo mi viene poca voglia di tornare da te. Magari a me non frega niente di mangiarmi i coloranti. Magari mi basta che il gelato sia buono e la commessa gentile, veloce e simpatica. Magari i soldi da te li spendo più volentieri se non mi tratti come un cretino. O no?
“Ho bisogno di sminuire il lavoro altrui per far risaltare il mio”
Perché questa persona che vanta così tante qualità del suo prodotto sente la necessità di sminuire quello che fa un’altra persona? Forse non è poi così sicuro delle sue potenzialità?
“Solo il mio modo di lavorare è quello giusto”
Ognuno sceglie il suo modello di business: ci piace pensare che genuinità, chilometro zero, e marketing fatto in uno certo modo sia giusto a prescindere.
Però non funziona sempre, e non tutti vogliono quello. Se vado al McDonald non ci vado certo per il pane fragrante e la carne di prima qualità. So che mangio schifezze avvolte in un pacchetto colorato e tutt’altro che elegante. Funziona, la gente ci va, al di là delle implicazioni etiche e di salute. E tu, caro imprenditore, con questa cosa ci devi convivere, senza criticare le scelte altrui.
Altri esempi?
Il professionista che si occupa di fotografia e dice che una bella foto vale più delle parole che scegli per raccontare la tua attività.
La professionista che si occupa di siti e dice che WordPress è la rovina perché così tutti si possono fare (pessimi) siti da soli. E guai ad usare temi preconfezionati.
Il grafico che se la prende con Canva perché ruba il lavoro ai grafici e sminuisce il tuo lavoro.
Ovviamente affermazioni come queste fanno passare un solo messaggio:
Aiuto, sono disperato! Non guadagno abbastanza con il mio lavoro e devo assolutamente trovare un colpevole.
E invece basterebbe (si fa per dire) comunicare le proprie competenze e i vantaggi di lavorare con un professionista che ha alle spalle delle solide basi per fare un buon lavoro.
Io aiuto le persone a scegliere le parole e gli strumenti giusti per raccontarsi al meglio. E non me la prendo con word o i manuali di scrittura creativa se c’è chi decide di fare da solo, magari perché non può investire.
Non me la prendo nemmeno con gli altri professionisti che fanno il mio mestiere, perché di lavoro ce n’è per tutti. I pessimi professionisti danneggeranno i clienti che, potete star tranquilli, prima o poi se ne accorgeranno. Quelli bravi aiuteranno le aziende a crescere, facendo da traino anche per coloro che sono più titubanti nell’investire in comunicazione.
Aggiungo che parlare bene degli altri a me ha solo portato vantaggi, ma su questo ci scriverò un post a parte.
Il mio consiglio è questo: parlate di voi, di quello che fate, del valore aggiunto che ha lavorare con voi. È questo il motivo per cui i clienti decideranno di spendere soldi da voi.
Condivido, ma vale per organizzazioni non complesse. Se l’organizzazione è complessa, c’è almeno una variabile in più: il concorrente interno al cliente, ossia il concorrente del committente. Classificare il gelataio rivale come quello che serve il gelato al concorrente interno è solitamente una buona idea di marketing.
Tieni conto che io mi rivolgo a piccole, piccolissime aziende e liberi professionisti. Però mi spieghi meglio cosa vuoi dire? Sono curiosa.
Atteggiamenti del genere dimostrano che non si è poi tanto sicuri della qualità e della solidità del proprio operato o in questo caso, del proprio prodotto.
Che tristezza!
Mi sa che sono d’accordo. In un modo o nell’altro è segno di debolezza.