Cosa mi ha insegnato il corso di fotografia su di me

12 Aprile 2017 | 2 commenti

Un paio di settimane fa ho finito il corso base di fotografia tanto desiderato. C’erano diversi motivi per cui volevo fare questo corso: intanto volevo farmi le foto da me senza dover sempre andare a pescare negli stock. Poi volevo cominciare qualcosa di nuovo che non avesse niente a che fare con l’editoria e che mi permettesse di lavorare sulle immagini invece che sulle parole.

Ho raggiunto il mio obiettivo? Direi di sì, anche se sono ancora molto lontana dal fare foto anche solo vagamente decenti e mi manca tutto un retroterra culturale che secondo me è assolutamente fondamentale per chi vuole approcciarsi alla fotografia.
Ma come dire, ho iniziato il corso il 1° di febbraio: mi concedo del tempo per recuperare.

Ci sono però altre cose che questo corso mi ha insegnato su di me.

“Never compare your inside with somebody else’s outside.”
Liberamente tradotto: Non paragonare quello che hai dentro con quello che vedi degli altri. Ecco questa è una cosa che devo smettere di fare.
Gli altri sono più bravi, fanno cose più belle di me, come mai non imparo in fretta come loro? Non ho talento?
Ho dovuto obbligarmi a pensare che per quello che ne sapevo i miei compagni di corso potevano essere appena usciti da un master di fotografia ed erano lì solo per scherzare noi poracci che non sapevamo tenere manco in mano una macchina fotografica.

Mai pensare che quello che stai raccontando sia banale.
Sono andata in giro per Torino perdendomi un sacco di foto perché pensavo che il soggetto fosse banale, che non ci fosse nulla interessante, che sicuramente qualcuno aveva già scattato quella stessa foto.
Ora, a parte che al mio livello ad ogni foto scattata si impara qualcosa e visto che non devo fare una mostra domani, anche un po’ chissenefrega. Ma non esiste soggetto banale, solo prospettive banali. Questo è quello che mi ha detto il mio insegnante Alessandro quando ho esplicitato le mie turbe mentali.

Mai buttare via tutto perché pensi che faccia schifo e non ne valga la pena.
Alessandro ci ha chiesto di portare un progetto fotografico di 4 o 5 foto. Dovevano essere legate da un tema comune: io ho giocato sporchissimo e ho fotografato libri (ma non avevo detto basta libri?) un po’ per mancanza di tempo, un po’ perché i libri stanno fermi, buoni e zitti al contrario degli esseri umani, un po’ perché… be’ a me piacciono i libri, anche come oggetti.
Al momento di mostrarle temevo la fucilazione, ero tentatissima di buttare via tutto, di non andare a lezione, di fingermi morta.
E invece, Alessandro mi ha tutt’altro che fucilato: mi ha dato consigli utili, mostrato come potevo migliorarle, ha perfino elogiato qualcosa.
Questo mi ha insegnato per l’ennesima volta che l’autocritica va bene, l’autocensura anche no.

Sono in un periodo un po’ particolare della mia vita dove sto riconsiderando molte cose, tra cui anche il mio percorso, e mi rendo conto di quanto la paura mi abbia impedito di godermi i miei errori, per farne qualcosa di davvero buono.
Perché gli errori, esattamente come le gioie, bisogna goderseli e non viverli come un dramma e un affronto personale. Non bisogna giudicarsi troppo duramente, ‘ché non stiamo decidendo delle sorti dell’universo.

Vabbè, le vediamo ‘ste fotografie?

2 Commenti
  1. Grilloz

    Un solo post e tanti spunti (troppi 😉 ) quindi mo ti becchi un commento lungo 😛

    Ogni tanto riprendo in mano la matita (ecco, dovrei farlo anche con la reflex), ed è proprio una cosa che sto facendo nell’ultimo periodo. Conosco i miei limiti (ovvero che non so disegnare, vabbè) e quindi su quelli cerco di lavorare, così mi sto guardando un sacco di tutorial su youtube (li avessi avuti a 16 anni…) e ho provato la tua sssa sensazione, quindi mi ripeto ogni giorno qualcosa di molto simile al tuo: “Non paragonare quello che hai dentro con quello che vedi degli altri”. Insomma ci sono artisti che tirano due righe apparentemente a caso e viene fuori un volto perfettamnete espressivo, io ne tiro mille e mi ritrovo con uno scarbocchio, però qualcuno di loro ha mostrato i suoi primi lavori, beh, erano meglio dei miei attuali, però anche loro ne hanno avuta di strada da fare per arrivare dove sono, quindi c’è speranza, e poi io mica lo faccio per lavoo, no? Ho tempo.

    “Mai pensare che quello che stai raccontando sia banale.”
    Tempo fa lessi un libro di fotografia e l’autore sosteneva proprio ciò. L’ui diceva che un bravo fotografo deve riuscire a tirar fuori una bela fotografia anche da un soggetto bruto o banale, del resto se sei un professionista può capitarti di dover fotografare una bottiglia di shampoo 😛

    Mai buttare via tutto perché pensi che faccia schifo e non ne valga la pena.
    Proprio in uno dei tutorial di cui parlavo sopra l’autore invitava a finire sempre un lavoro, anche quando appare brutto o insignificante o irrecuperabile. E una tentazione forte quando vedi dalle prime linee che qualcosa non funziona lasciar perdere e passare ad altro, però a volte anche da qualcosa che all’inizio sembrava sbagliatosi riesce a tirar fuori qualcosa di decente, ma il più delle volte si impara comunque qualcosa, quindi mai buttare via 😉

    Già, la paura di sperimentare, di provare, qunte cose ci fa perdere, sprecare? Tempo fa avevo letto un articolo che parlava del metodo Pixar e diceva appunto che la paura uccide la creatività.

    P.S. delle tue foto mi piace la prima, perchè racconta una storia, e ci riesce inmodo ironico, non male anche la terza per il bilanciamento chiaro-scuro 😉

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    • Carlotta

      Che la paura uccida la creatività è proprio vero. Già solo per il fatto che ti impedisce di allenarti e provare.

      Grazie per il tuo commento e buoni disegni 🙂

      Rispondi
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