Lui, sposato, quattro figli, scrittore. Lei, sposata, in crisi col marito dopo la morte del figlio piccolo. S’incontrano, s’innamorano, trigano poi mollano le rispettive famiglie (lo fanno davvero?) per stare insieme.
Storia già sentita o quasi, Eppure è esattamente di questo che parla The Affair. E funziona perché la storia ci viene raccontata prima dal punto di vista di lei. Poi da quello di lui.
Le discrepanze sono notevoli: e i motivi sono tanti.
Intanto loro stanno raccontando la loro storia in un’aula di tribunale. Quindi potrebbero avere motivo di mentire.
Poi perché è passato del tempo, non tantissimo ma quanto basta per alterare i ricordi.
Infine a raccontare la storia sono due persone diverse, con vissuti diversi e paure diverse.
La serie funziona proprio per questo: perché non ci stanno raccontando una sola storia. Lo spettatore è continuamente sfidato a mettere insieme i pezzi, a capire se mentono perché mentono. Chi è il cattivo della storia? Ce n’è uno? Sono semplicemente due persone innamorate oppure due criminali che si coprono le spalle a vicenda?
Il punto di vista è fondamentale: c’è tutta la differenza del mondo nel far raccontare una storia come quella di The Affair da una persona coinvolta, come nel caso di Noah ed Alison, o invece da un narratore esterno e onnisciente.
Lavorare con i punti di vista è molto utile. Pensate ad un prodotto raccontato dai clienti: se una persona che ha speso dei soldi per acquistare qualcosa tendo a credergli, ancora di più se la persona in questione è affidabile, perché magari la conosciamo, ci ha già consigliato qualcosa che ci è piaciuto oppure la sua credibilità dipende dal fatto che è molto seguita (pensate agli influencer).
È anche molto divertente giocare con i punti di vista: ad esempio avete mai pensato al punto di vista di un (vostro) prodotto? Come parlerebbe dei propri acquirenti se fosse una persona? E di voi?
Sì, lo so, sembra un esercizio scemotto ma provate a farlo e scoprirete un po’ di cose interessanti su come raccontare i vostri prodotti.
A proposito di storie e punti di vista, io e Andrea abbiamo scritto un racconto(ne) insieme dove appunto ci sono due punti di vista sullo stesso evento. Il libro si chiama Al buio, lo pubblica Intermezzi nella sua collana Ottantamila (sono racconti con meno di 80000 caratteri) e inizia con un articolo di giornale in cui è descritto un fatto.
Poi comincia la storia, raccontata prima dal punto di vista di Carlotta e poi da quello di Andrea (ebbene sì, i protagonisti si chiamano come noi).
L’abbiamo scritto al buio, cioè avevamo come punto di partenza l’articolo scritto insieme e poi ognuno ha scritto la sua parte senza sapere cosa scriveva l’altro. Scriverlo è stato molto, ma molto divertente. Speriamo sia interessante anche per chi legge.
P.S. Trovate Al buio in anteprima al Salone Internazionale del Libro di Torino che comincia oggi. Stand K22-L21. Ci trovate anche me 😀
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