Perché le storie sono fatte così?

26 Gennaio 2018 | 2 commenti

Sapete come sono fatte le storie? Vi sembrerà una domanda bizzarra e la risposta istintiva potrebbe essere “Be’, ogni storia è fatta a modo suo”.
Eppure c’è chi le storie le ha studiate per capire cosa avessero in comune. A qualcuno non suonerà completamente nuovo lo schema di Propp o Il viaggio dell’eroe di Vogler. Entrambi questi signori, in tempi diversi e modi diversi, hanno cercato di trovare dei tasselli comuni che ci permettessero di capire come sono fatte le storie.
Ed è esattamente di questo che ci parla John Yorke in Into the woods (in italiano Viaggio nel bosco narrativo). Il sottotitolo è appunto “How stories work and why we tell them”, come funzionano le storie e perché.
Nel libro Yorke ci spiega diversi schemi (tre atti, cinque atti, otto atti) in cui sono state suddivise le storie.
Yorke mette a confronto diversi modelli ma poi alla fine il succo è uno: si parte, ci si inoltra nel bosco (oscuro, spaventoso, sconosciuto), e si torna cambiati.
Tesi, antitesi e sintesi.

Ma la domanda interessante è: perché le storie sono fatte così, proprio così?
Di risposte Yorke ne raccoglie diverse. Una riguarda il fatto che la sopravvivenza di un individuo dipende dalla sua capacità di adattarsi, di cambiare in base agli ostacoli che incontra.
E quindi le storie raccontano esattamente di questo, di gente che cambia, se non vuole uscire di scena malamente. Il tutto facendo leva sulla nostra capacità di empatizzare con il protagonista.
Insomma qui si parla di imparare: il protagonista impara qualcosa di prezioso, noi con lui, e questo ci trasforma in qualcosa di nuovo (tesi, antitesi, sintesi. Vedi?).

Un’altra risposta è che questo schema, questo archetipo ci permette di immagazzinare informazioni in maniera ordinata e tirarle fuori dal nostro cervello quando servono. Della serie: prova a trovare i calzini rossi se hai buttato tutto alla rinfusa nel cassetto!

Le altre teorie sono altrettanto interessanti ma ve le lascio scoprire da soli.

Yorke chiude però dicendo che c’è una risposta che mette d’accordo tutte le altre: cioè che raccontare storie ci aiuta a fare ordine nella nostra realtà, che altrimenti ci sembrerebbe solo un enorme pauroso caos senza senso.

Con le storie a guidarci, il bosco non fa più tanta paura.

2 Commenti
  1. Grilloz

    Ma anche noi (lettori) cambiamo insieme ai protagonisti delle storie che leggiamo? Io immagino di sì, almeno un po’.
    Libro interessante, aggiungo alla lista 😛

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    • Carlotta

      Il primo cambiamento che avviene nell’Eroe avviene proprio quando apprende ciò che gli serve per affrontare la prova, quindi sì, nel momento in cui il lettore ascolta la storia cambia con l’Eroe. Anche se questo non significa che poi siamo in grado di superare le prove che ci vengono messe davanti.
      Dimmi poi cosa pensi del libro 😉

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  1. Tutti abbiamo una storia da raccontare - Immersi nelle storie - […] ho già parlato qui, ma ricordiamolo: una storia esiste laddove c’è un conflitto, che non deve essere la terza […]
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