5 consigli che non ho trovato nei libri su maternità e figli

7 Settembre 2020 | 0 commenti

Quando sto per affrontare qualcosa di nuovo il mio approccio è sempre lo stesso: prendo in prestito dalla biblioteca/acquisto qualsiasi libro sull’argomento per quanto improbabili.
Così ho fatto quando ho scoperto di essere incinta di Piccola Gremlin.
Settordici libri su come si sviluppa il feto, 812 libri sui primi mesi del pupo, 412 manuali di neuroscienze, intelligenza emotiva, educazione cinofila.

Sono stati utili? Assolutamente sì, a patto di scegliere fonti autorevoli.
Ci sono però un paio di cose che non ho trovato in nessun libro.
Quindi ecco i miei 5 consigli per viversi meglio la vita da genitori.

Sì a libri, riviste, video su Youtube se di persone qualificate e competenti

Qui la questione è semplice: sì a libri scritti dall’Associazione Sacri Pediatri Imperatori dell’Universo (si basano generalmente su evidenze scientifiche e non chiacchiere) e alle indicazioni dell’OMS.
No, NO, NOH, i libri scritti dall’amministratrice del gruppo Mammine …… come noi …
Le mammine come noi (ma pure i papini come voi) sono molto utili per sapere che scarpe hanno scelto da portare all’asilo o che evento organizza quella libreria tanto caruccia nella vostra zona. Per il resto…
Autorevolezza prima di tutto.

No a comprare tutto quello che vedete nei negozi per neonati

Un giorno io e Andrea siamo entrati in un negozio di roba per bambini. Piccola Gremlin non era ancora in progetto e quindi non sapevamo granché di neonati ma il messaggio di quegli scaffali era chiaro: hai bisogno di cose, tante cose. Altrimenti il tuo bambino non sarà mai sano e felice.
Inutile dire che lo scopo di chi produce la vaschetta col termometro incorporato e il set per pappe ergonomico vuole vendere, quindi deve creare paura e desiderio. C’è una paura peggiore di crescere male il proprio pargolo?
Ma vorrei prospettarvi un altro scenario: casa vostra, ingombra di roba che non sapete più dove mettere, con il vostro pupo che si aggira rischiando di tirarsi in testa scatoloni, scaffali, cassetti. Strabordanti di roba che pensavate vi servisse e invece avete usato una volta.
Proverete a venderla su Subito.it ma attirerete un sacco di gente che ‘Vengo domani a prenderlo’ e poi sparirà nel nulla.
Paura eh?

Sì agli alleati. No agli invasori

Se non volete gente in casa, se siete in crisi perché c’avete sta cosa urlante tra le mani e non sapete come disattivare l’antifurto, la visita dei cugini di 18° grado, degli amici, dei colleghi, dei nonni sono assolutamente rimandabili al 12° compleanno del pupo.
A meno che non si offrano di pulirvi casa, cucinarvi pasti decenti, assicurarsi che il vostro Gremlin non mangi dopo la mezzanotte mentre vi fate una doccia.
No, NO a chi viene in casa e vi dice: “Te lo tengo io il bambino mentre tu fai le pulizie” a meno che non sia esattamente ciò che volete.
Avete bisogno di circondarvi di persone a cui voi chiedete = loro eseguono.
È lecito che non se la sentano di farvi le pulizie: se vogliono fare gli ospiti li accoglierete quando sarete in grado di sentirvi padroni di casa e della situazione accettabili.
Parenti/amici/colleghi si offendono? Problema loro.
Però diteglielo, esplicitamente, che non è proprio il caso di piombarvi in casa per accozzarsi sul divano mentre voi vorreste solo dormire.

No a chi vi mette ansia

Allontanate le persone ansiose, negative, che non fanno altro che raccontarvi cose terribili su quella volta che al bambino è spuntato un tentacolo verde al centro della faccia e poi se lo sono dovuto tenere così (spoiler: era il naso sporco di moccio).
Generalmente si è già propensi a farsi venire l’ansia da soli: non c’è bisogno di aneddoti orrendi e inutili, magari raccontati a distanza di anni e quindi pure poco attendibili.
[Qui bisognerebbe aprire pure una parentesi su parto e gravidanza (no, non è necessariamente un’esperienza raccapricciante), ma eviterò.]
Fare i genitori non è sto gran strazio che sembra: c’è da divertirsi, parecchio. Molto spesso passi dall’incazzatura alla risata soffocata, dallo sbalordimento compiaciuto al facepalm. Presente Inside Out? Ecco, tipo gatto sulla console delle emozioni.

No a consigli non richiesti

Tutti, TUTTI vi vorranno dire come fare i genitori: non importa che non abbiamo mai visto un bambino in vita loro, abbiano figli di 47 anni o abbiano un cane e “quindi è un po’ la stessa cosa”. TUTTI vorranno dire la loro. Avete presente Facebook? Ecco, peggio.
Ora, se le persone in questione le incontrate occasionalmente si può sospirare forte forte, dilatare le narici, cominciare a battere il piede in segno di noia e irritazione. E se non capiscono avete chiaro quanto siano utili i loro consigli.
Altrimenti è ora di tirare fuori tutta la vostra assertività: grazie, ma se ho bisogno chiedo al pediatra.
Si offendono? Ho già detto “problemi loro”?
Se fate una scelta cretina a scapito del vostro pupo state sicuri che lui si offenderà molto molto di più per molto molto più tempo.
… Ok, non è vero. Ma l’idea di vostro figlio che vi giudica malissimo perché avete ascoltato tutti tranne lui ha la sua efficacia. Almeno se vi cazzia potete dire “SONO TUA MADRE/PADRE. POSSO FARE QUELLO CHE VOGLIO?”
Difficile giustificarsi con “Ma me l’ha consigliato il macellaio.”

Naturalmente il punto 5 vale anche per questi consigli: non vi piacciono? Vi mettono a disagio? Vi sto antipatica io e volete darmi torto a prescindere? Ok, cancellateli. Molto probabilmente crescerete comunque figli sani, saggi, intelligenti, gentili, ricchi, futuri candidati a un Nobel a caso.

Il 23 settembre esce per Buendia una piccola raccolta di racconti 3 Numero imperfetto.
dentro c’è un mio racconto, “Non è giornata”.
I protagonisti sono una madre e di suo figlio, la storia parla di un rapporto che non funziona.
Rileggendolo a distanza di tempo mi sono resa conto che i sentimenti dominanti sono rabbia e sconforto.
Ian e sua madre potevamo essere Piccola Gremlin e io. Essere madre poteva essere una tortura costante, mia figlia qualcosa di cui pentirsi ogni giorno.
Invece mettere a fuoco i 5 consigli che ho condiviso con voi mi ha aiutato a concentrarmi sulle cose importanti: non è che i momenti di rabbia e sconforto non ci siano, e le questioni su cui riflettere non sono solo queste 5 (vi piascerebbe eh), però per me sono stati un ottimo punto di partenza.

Alla fine io, Monica e Francesca abbiamo parlato della stessa cosa nei nostri racconti: incomunicabilità, manipolazione, mancanza di consapevolezza.
Certo abbiamo usato toni, atmosfere, personaggi, temi molto diversi. E soprattutto diversi sono i finali, a dimostrazione che non siamo condannati a rimanere soli se impariamo a parlarci davvero.

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